Lesegno, San Michele Mondovì e Niella Tanaro sono immerse nel verde, circondate da un panorama suggestivo e ricco. Fitti boschi di querce, castagni, faggi, pini e una rete di sentieri tracciati rendono questo ambiente di particolare interesse per escursionisti e amanti del moto ad aria aperta, nonché per i cercatori di funghi, che dopo gli acquazzoni estivi e nella stagione autunnale non mancano di percorrere il sottobosco in cerca di qualche prelibatezza.
Si torna sulla strada, mentre la cupolona del santuario si allontana alle spalle, ci si immerge nella strada che conduce, in un declivio, verso San Michele Mondovì. Per attraversarlo è necessaria una minima deviazione dalla via centrale che ci conduce a Ceva. Le case si affollano ai lati della strada principale, come una folla di italiani in attesa di vedere spuntare Gino Bartali dietro la curva dello stradone. Tetti e viuzze si perdono verso la collina.
San Michele Mondovì, la bicocca
Salendo lungo i declivi e incamminandosi lungo un sentiero, indicato da alcuni cartelli, si può arrivare, dopo alcuni metri di cammino in mezzo ai boschi, all’antica bicocca, dove nel 1796 i soldati di Napoleone si impegnarono in una scaramuccia contro i piemontesi e li sopraffecero. La cappella è esattamente come era allora: tre pareti e un lato aperto, un tetto, un’effigie sacra, poco di più. Sui suoi muri, tra i segni del tempo, si vedono ancora i fori aperti dai proiettili. L’esercito napoleonico raggiunse, nell’aprile 1796, il paese giungendo da Ceva, su due colonne. Una seconda arrivò tramite Mombasiglio.
Alle spalle di San Michele, sulle alture, il paesino rustico di Niella Tanaro, con le sue strade, i suoi crocicchi, i negozietti e alcune perle nascoste. Prima tra tutte la confraternita di Sant’Antonio Abate, al cui interno si trova un ciclo di affreschi risalente al XV-XVI secolo, un piccolo gioiello dell’arte.