Reportage dal Medioevo con gli affreschi del Monregalese

Testimonianze di vita quotidiana dagli affreschi gotici del Monregalese
IN COLLABORAZIONE CON ALDO CLERICO
Reportage dal Medioevo con gli affreschi del Monregalese
IL MONREGALESE conserva un ricco patrimonio di chiese e cappelle medievali affrescate, risalenti all’arco temporale compreso tra l’XI e il XV secolo. Si tratta di testimonianze preziose, non solo per il valore artistico e storico, ma anche per la capacità di raccontare una forma di religiosità profondamente diversa da quella contemporanea. Questi affreschi rappresentano inoltre una straordinaria fonte di documentazione sulla vita quotidiana nel tardo Medioevo. Gli artisti dell’epoca, infatti, dipingevano con grande accuratezza abiti, armi e oggetti non come si immaginava fossero ai tempi di Gesù o dei primi martiri, ma secondo la moda e gli usi del proprio tempo. Una precisione tale da permettere talvolta agli studiosi di datare le opere analizzando dettagli come l’abbigliamento o le acconciature. In questa pagina vi invitiamo a uno sguardo ravvicinato su alcune di queste opere, per scoprire curiosità e frammenti di vita del passato. Non mancano inoltre indicazioni utili per visitare questi luoghi: chiesette dall’aspetto semplice, che spesso custodiscono al loro interno veri e propri tesori.
Supplizi, armi e armature

Negli affreschi delle cappelle del Monregalese la violenza, con relativo campionario di attrezzature, è ampiamente rappresentata. Nella cappella di San Maurizio a Casteluovo di Ceva (1459), per esempio, i martiri della Legione Tebea vengono decapitati con una sorta di precursore della ghigliottina, ancora più “splatter”. Come sempre, anche se si tratta di soldati di epoca romana, portano armature e pettinature tipiche dell’epoca in cui è stato realizzato l’affresco. E si può ipotizzare che anche questo tipo di esecuzioni fosse in uso. La prima macchina per decapitazioni pare sia stata utilizzata in Irlanda come testimoniato da una stampa del 1307 (British Museum).
- Visita la cappella di San Maurizio a Castelnuovo di Ceva con la app “Chiese a porte aperte”

Gran sfoggio di lance e picche nella cappella di san Bernardo a Castelletto Stura. Si nota un dettaglio: nelle armature la parte interna di gomiti e ginocchia restava scoperta per permettere la piega: durante i duelli questi erano pericolosi punti deboli. Ginocchiere e gomitiere avevano quindi una sporgenza posteriore a forma di “orecchio”, per fermare insidiosi colpi di spada.
- Il bene è visitabile contattando il 347 793 0967

Presso la cappella di San Bernardo delle Forche, in via S. Bernardo a Mondovì, come si intuisce dal nome, si comminavano esecuzioni capitali. I condannati hanno lasciato scritte e disegni incisi sugli affreschi, che sono stati conservati in sede di restauro.
- Per visitare la cappella contattare la parrocchia: 0174 42243

Arco, balestra, frecce e calzamaglia a righe nella chiesa di Santa Maria Extra Muros a Millesimo (Sv)
- Per una visita contattare il 339 6143781
Abbigliamento & acconciature

La cavalcata dei vizi e le opere di misericordia nella cappella di San Fiorenzo a Bastia Mondovì, oltre ad essere un prezioso vademecum su quali comportamenti tenere in vita, in vista di un premio o di una pena eterni, sono anche interessanti “sfilate” che aprono uno spaccato sull’abbigliamento in voga nel 1472. Si tratta di un prezioso campionario di copricapi, abiti, calze e calzature femminili e maschili, da cui si intuiscono anche differenze di censo. Dettaglio curioso: la donna che rappresenta la lussuria, a cavallo di un caprone, con uno specchio in mano e una gamba scoperta ha la fronte molto ampia: era infatti in voga tra le nobildonne l’usanza di rasarsi la parte anteriore del capo.

La cappella di San Fiorenzo è la maggiore espressione dell’arte gotica del territorio, di solito è visitabile di domenica pomeriggio, con guide.
- Info e prenotazioni per visitare San Fiorenzo a Bastia Mondovì: 338 4395585 – Visita virtuale in 4 lingue e LIS qui
Musica

Notevole collezione di strumenti musicali del ‘400 nella cappella di San Fiorenzo a Bastia Mondovì. Dall’alto a sinistra: bombarde, tamburo e viella (una specie di violino); salterio a corde battute e alla sua sinistra una piccola ghironda. A destra, dall’alto, le ciaramelle (strumenti a fiato della famiglia dell’oboe), un’arpa celtica, un organo portativo e un salterio a pizzico.

Il galubè (o galoubet, piccolo flauto occitano che si usava insieme al tamburello) era considerato diabolico perché si suonava con la sinistra. Non a caso nella cavalcata dei vizi di San Fiorenzo, un demone lo usa per dare il ritmo ai peccatori che vengono ingoiati dal leviatano. L’iscrizione a fianco recita beffarda: “O infelices peccatores, venite ad coreas. Taratantara” (O infelici peccatori, venite alla danza!). “Taratantara” è un suono onomatopeico che imita il tamburo.
- Info e prenotazioni per visitare San Fiorenzo: 338 4395585 – Visita virtuale in 4 lingue e LIS qui
Scrittura

Nel ‘400 la penna non aveva il pennino e si usava direttamente affilandola frequentemente con un coltellino. Inoltre, per risparmiare inchiostro e renderlo fluido, lo scriba “umettava” (ovvero sputava sulla penna). Così, nella cappella di San Quintino a Mondovì, l’evangelista Luca viene rappresentanto nell’atto di affilare la penna, per simboleggiare la raffinatezza nei contenuti e nella forma del suo Vangelo. Intanto Matteo “umetta” perché il suo vangelo è il più lungo e quindi deve risparmiare inchiostro.
- Per visitare San Quintino, tel. 0174 61100

In Santa Maria delle Vigne a Mondovì Carassone gli apostoli portano libri elegantemente rilegati alla maniera del ‘400, tenuti chiusi da laccetti di cuoio.
- Visite dal 1 maggio al 31 ottobre, info: 339643781

Agricoltura


Sulla facciata del “Cascinale dei frati” a Roccaforte Mondovì sono affrescate scene di vita monastica e agricola con pecore, capre, bovini, sorvegliati da cani con collari anti-lupo (anche nel particolare a destra, al Santuario del Bricchetto di Morozzo). In primo piano è ben rappresentata la regola “Ora et labora” con un personaggio in preghiera e un interessante dettaglio della produzione del formaggio. L’edificio faceva parte di un convento che probabilmente nel XV secolo dipendeva dalla Certosa di Casotto e costituiva una stazione di transumanza a valle.
- Il Cascinale dei frati è visibile dall’esterno e raggiungibile con Google maps, qui
- Il Santuario del Bricchetto (Str. provinciale 243, Morozzo), è visitabile con guida da maggio a ottobre, info 339 6143781
Reportage dal Medioevo con gli affreschi del Monregalese
La via dei castelli – Castelli, torri e borghi fortificati del Monregalese: scoprili qui